Nella fascia di età dai 12 ai 19/21 anni (pubertà/adolescenza/prima età adulta) è difficile esprimere una valutazione che vada oltre gli aspetti descrittivo/comportamentali. I cambiamenti tipici di questa stagione della vita, profondi e spesso drammatici, hanno un significato “evolutivo”; si tratta di movimenti “evolutivi” che non hanno necessariamente esiti patologici. Fenomeni/comportamenti a cui non corrispondono strutture psichiche che non sono ancora definite, né definitive. Nell’adolescenza la personalità è in formazione mentre è alle prese con “compiti evolutivi fase specifici”. In Comunità si lavora con adolescenti (dai 12 ai 19) che hanno alle spalle drammatiche storie traumatiche (abbandoni, violenze, abusi sessuali, trascuratezza, ecc.) e che manifestano comportamenti problematici (autolesionismo, abuso di sostanze, episodi di aggressività, reati contro la persona, disturbi del comportamento alimentare, sesso promiscuo). L’anamnesi e il quadro clinico/comportamentale fanno pensare a un Disturbo di Personalità (cluster B) e si può essere certi che all’incontro con la psichiatria adulti verrà formulata una diagnosi psichiatrica (DSM VI o 5) di Disturbo Borderline di Personalità (o Disturbo ciclotimico a cicli rapidi). Le linee guida internazionali escludono l’uso delle benzodiazepine, mentre prevedono l’uso di psicofarmaci a bassi dosaggi, per limitati periodi di tempo e su specifici sintomi bersaglio, mentre privilegiano l’approccio psicoeducazionale erogato da un gruppo di lavoro competente, motivato e affidabile. Anche con i Disturbi Gravi di Personalità si lavora con quel residuo di potenzialità evolutive incistate in drammatiche reiterazioni comportamentali. Il colloquio clinico/strutturale deve sempre essere integrato da una valutazione testistica indirizzata a misurare l’impulsività. La variabile impulsività è un indicatore diagnostico e può costituire un buon indicatore di esito.