Il corpo costituisce per gli adolescenti un oggetto di studio e di investimenti psichici peculiari: dal momento in cui lascia dietro alle proprie spalle le fattezze infantili e diventa portatore di nuovi desideri, di nuove competenze e forme, esso pone all’adolescente una serie di quesiti dai quali non ha possibilità di sottrarsi. Cosa farne di questa nuova corporeità, come giudicarla, come interpretarla, vestirla, portarla verso le relazioni antiche e nuove, verso i nuovi oggetti d’amore? Il compito della mentalizzazione del corpo può essere per alcuni adolescenti affannoso e tormentato: fallirlo implica inevitabilmente gravi lacerazioni nella definizione del sé adulto in costruzione. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è un periodo critico oggi dominato non più dal conflitto generazionale – e dal senso di colpa – ma dal bisogno di ammirazione e di visibilità sociale e tra i pari. Ma quando il loro Sé fragile è terrorizzato di non essere all’altezza delle aspettative, di essere considerato brutto, insignificante, privo di fascino, di finire in un cono d’ombra gli adolescenti fragili sprofondano facilmente nella paura della vergogna, la causa più diffusa di sofferenza mentale. Per questa ragione gli adolescenti attaccano il corpo che non riescono più a fare proprio e ad abitare, arrivando ad aggredirlo, a nasconderlo e a farlo sparire, digiunando o optando per l’estrema scelta del ritiro sociale, fenomeno sempre più diffuso.